di Michele Zilocchi
Ciao ancora a tutti,
che abbia intrapreso il percorso dell’Ingegneria chimica per motivi ambientali credo di avervelo già spiegato. Studiavo e vivevo a Padova. Nonostante i veronesi abbiano spesso la puzza sotto il naso perché l’Arena, perché il lago, perché a Verona “gh’avemo tuto”, a me Padova piaceva davvero molto. Una città a misura di studente, perfettamente percorribile in bicicletta, a condizione di portarsi dietro una buona catena per legarla. Altrimenti il ritorno magari ti toccava fartelo a piedi.
Quando tornavo a Verona, se volevo rimanere integro, ero costretto a girare in automobile, poiché Verona secondo me è assolutamente una città bike-not-friendly.
E negli orari lavorativi, colonne di macchine verso il posto di lavoro, ognuna contenente una sola persona.
Una mattina mi sono tolto lo sfizio di contare quante macchine ci fossero incolonnate ad un semaforo di un’arteria che da un’intera zona di periferia incanalava verso il Centro. Erano 100 macchine, che ovviamente intasavano anche gli incroci precedenti.
A quel punto, mi sono chiesto: se tutti stanno percorrendo questa strada ormai prossima alla loro destinazione, come è possibile che nessuno di loro potesse organizzarsi tramite un “car-sharing fai-da-te”? Pensa se anche solo la metà delle persone avesse provato a organizzarsi, ovvero su 100 macchine, solo 50 avessero provato il car-sharing. Le macchine da 100 sarebbero immediatamente scese a 75, rendendo l’intasamento esponenzialmente meno invasivo. Per non parlare del carburante risparmiato dalle 25 macchine con conseguente meno inquinamento, risparmio economico degli sharer oltre al carburante (e tempo) fatto risparmiare anche agli altri automobilisti che avrebbero avuto meno attesa.
La fatica. Leggevo proprio questa mattina una frase di Thomas Edison che diceva circa così: “Gli uomini saranno disposti quasi a tutto piuttosto di fare la fatica di pensare e agire”.
Vi è mai capitato di riflettere sulla differenza fra chi pensa e chi agisce?
Una bellissima immagine che non potrò mai dimenticare, né abbandonare, è questa
Credo che per un mondo migliore, dobbiamo cambiare noi in prima persona, cercando di pensare meno al nostro orticello, e vedere il nostro orticello come parte integrante di un orto ben più grande.
Quando studiavo in Olanda ogni giorno mi facevo 9 kilometri, anche con la pioggia perché là era l’abitudine. Se arrivavi in laboratorio bagnato, ti toglievi le scarpe e i vestiti bagnati, li facevi asciugare nell’ufficio e il problema non sussisteva.
Tutto sta nel cambio di mentalità: ma chi può far cambiare mentalità alle persone, se esse stesse non sono disposte a un sacrificio minimo?
La partenza è ciò che ferma la maggior parte delle persone
Michele Zilocchi